Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti
La IV Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi, che la Chiesa in Italia celebra il 18 novembre, ci invita a fermarci, riflettere e pregare, uniti da un tema potente e profondamente simbolico: “Ritessere fiducia”.
Questo invito non è solo un richiamo alla memoria, ma un appello coraggioso a rammendare le ferite del cuore e della comunità, a riprendere in mano i fili spezzati della fiducia con la forza della preghiera e la cura delle relazioni.
Chiara Griffini, presidente del Servizio Nazionale tutela minori e adulti vulnerabili della CEI, ci ricorda che “al cuore di ogni relazione umana, personale o comunitaria, vi è un atto di fiducia”. La fiducia è ciò che ci rende capaci di vivere insieme, di affidarci gli uni agli altri, di credere nell’altro come dono. Eppure, l’abuso la devasta, spezzando non solo il legame tra vittima e abusante, ma scardinando il tessuto stesso della comunità.
Ogni abuso è una ferita che lacera, una voragine che scuote non solo chi l’ha subita, ma anche chi avrebbe dovuto custodire quella vita con amore.
L’immagine scelta per questa edizione – la celebre opera di Alberto Burri, “Sacco e oro” (1956) – parla senza bisogno di parole. Evoca una lacerazione profonda, un dolore che grida, ma che può essere curato, ricucito, se affrontato con il “filo d’oro” della prossimità, dell’ascolto, della giustizia e della compassione.
È proprio attraverso la preghiera che possiamo intrecciare questo filo: un filo prezioso che tiene insieme ciò che sembra perduto, che ci permette di riconoscere e valorizzare la dignità ferita, restituendole speranza e nuova bellezza.
Questa giornata non è solo per chi è stato direttamente colpito dall’orrore degli abusi, ma per tutta la comunità cristiana. È un momento per inginocchiarci in preghiera, chiedere perdono per i peccati commessi e supplicare il Signore affinché ci renda strumenti di guarigione e di rinascita.
È un tempo per guardare con coraggio a questa dolorosa realtà e impegnarci affinché non accada mai più, rinnovando ogni giorno il nostro impegno per una Chiesa che sia luogo sicuro e accogliente, dove ogni vita venga custodita con amore.
La preghiera, in questa giornata, diventa un atto profondamente trasformativo: un ponte tra il dolore e la guarigione, tra il passato segnato dal tradimento e un futuro di speranza e riconciliazione.
Pregare per le vittime e i sopravvissuti significa accogliere il loro dolore, ascoltarlo, custodirlo con rispetto, e impegnarsi per una Chiesa che non solo chiede perdono, ma cammina con coraggio verso la verità e la giustizia.
“Ritessere fiducia” non è solo uno slogan, ma una missione, un’opera da compiere con le mani, il cuore e la fede. Insieme, come comunità, siamo chiamati a rimettere il filo d’oro dell’amore al centro delle nostre relazioni, affinché nessuna ferita venga ignorata e ogni lacerazione trovi il suo rimedio nella prossimità e nella cura.
È un cammino difficile, ma la preghiera ci guida, ci sostiene e ci dà forza per non arrenderci.